Scopriamo insieme le differenze tra i vaccini americani, europei, cinesi, russo partendo dalle informazioni rilasciate fino ad oggi.
I due vaccini più diffusi contro il Covid-19 nei paesi occidentali (Pfizer e Moderna) si basano sulla tecnologia dell’RNA messaggero, un piccolo frammento di codice genetico che permette al nostro organismo di creare anticorpi contro il nuovo coronavirus
Tutti e due necessitano di una doppia iniezione, intramuscolare poco sotto la spalla, per garantire la risposta immunitaria
Non ci sono differenze sostanziali in termini di efficacia che possano far propendere per un vaccino che per un altro, sia per la popolazione generale che per chi affronta o ha affrontato un tumore.
Tuttavia, vi sono differenze nella loro composizione, nel metodo di conservazione della formula: se Pfizer utilizza principalmente sali, Moderna si basa su degli acidi. Moderna non richiede di essere conservato a -70°C, il che facilita la logistica. Può rimanere stabile a -30º o a -20º C, e durare fino a un mese in frigorifero.
I vaccini in uso ora nel mondo
• Unione europea: Pfizer/Moderna/ Astrazeneca
• Usa: Pfizer/Moderna
• Russia e Argentina: Sputnik V
• Brasile,Turchia, Emirati Arabi Uniti, Egitto: Sinovac.
• Israele: Pfizer
I VACCINI IN ITALIA
L’Italia ha sottoscritto tutti gli accordi formalizzati dall’Unione Europea per un totale circa 1,3 miliardi di dosi di vaccini.
E’ previsto che nel nostro paese arrivino i vaccini di queste case farmaceutiche, in queste quantità. (fonte: Ministero della Salute)
• Pfizer/BNT 26,92 milioni
• Moderna 10,768 milioni
• AstraZeneca 40,38 milioni
• Johnson & Johnson 53,84 milioni
• Sanofi 40,38 milioni
• CureVac 30,285 milioni
La differenza tra i diversi vaccini
• Vaccino a RNA: si tratta di una sequenza di RNA sintetizzata in laboratorio che, una volta iniettata nell’organismo umano, induce le cellule a produrre una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria (producendo anticorpi che, conseguentemente, saranno attivi contro il virus)
• Vaccino a DNA: il meccanismo è simile al vaccino a RNA. In questo caso viene introdotto un frammento di DNA sintetizzato in laboratorio in grado d’indurre le cellule a sintetizzare una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria
• Vaccino proteico: utilizzando la sequenza RNA del virus (in laboratorio), si sintetizzano proteine o frammenti di proteine del capside virale. Conseguentemente, iniettandole nell’organismo combinate con sostanze che esaltano la risposta immunitaria, si induce la risposta anticorpale da parte dell’individuo.
• Vaccino inattivato: è ottenuto uccidendo il virus con sostanze chimiche, con il calore o con le radiazioni. Il virus intero inattivato include l’intero virione che causa la malattia, pertanto presenta diverse parti antigeniche, che inducono nell’ospite (persona sottoposta a vaccinazione) una risposta immunologica contro il patogeno. Il virus intero inattivato presenta diversi vantaggi, tra cui un basso costo di produzione, sicurezza e non implica manipolazione genetica. Questo approccio utilizza una tecnologia che ha dimostrato di funzionare molto bene, sono infatti prodotti con questa metodologia i vaccini contro l’influenza e la poliomielite, ma richiede attrezzature di laboratorio specializzate e può avere un tempo di produzione relativamente più lungo rispetto ad altre metodiche.
• Vaccino a vettore virale non replicante: utilizza un virus sicuro come l’adenovirus che è stabile e non replicante per trasportare materiale genetico oppure uno o più antigeni che inducono in tal modo un’immunità cellulo-mediata oltre ad una risposta immunitaria umorale. I vaccini vettoriali sono caratterizzati da una forte immunigenicità e sicurezza. Esistono oltre 50 sottotipi di Adenovirus umano, fra cui l’Adenovirus sierotipo 5 (Ad5) che è un virus stabile e non replicante, utilizzato nello sviluppo di diversi vaccini. Tuttavia, l’immunità preesistente contro Ad5 umano è diffusa, ostacolando il suo utilizzo come vettore per lo sviluppo di vaccini. L’adenovirus di scimpanzé (usato per esempio nel caso del vaccino ChAdOx1) rappresenta un’alternativa al vettore di adenovirus umano per la sua sicurezza e la mancanza di immunità preesistente negli esseri umani.
I vaccini
PFIZER
Il vaccino prodotto dall’americana Pfizer coi tedeschi di BioNTech si basa sulla tecnica dell’Rna messaggero. Utilizza le informazioni contenute nel nucleo del Sars-Cov2 alla proteina Spike di cui il virus si serve per agganciare le cellule umane e penetrarle. Il vaccino, una volta iniettato, dovrebbe riuscire a stimolare la produzione di anticorpi, proprio contro questa proteina
MODERNA
I vaccini, Pfizer e Moderna, sono molto simili per non dire identici, sono finanziati dagli Stati Uniti, si basano su tecnologia a RNA messaggero: l’mRNA codifica per la proteina spike del virus SARS-CoV-2. Il vaccino, quindi, non introduce nelle cellule il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina spike. L’mRNA utilizzato non rimane nell’organismo, ma si degrada poco dopo la vaccinazione.
• Il vaccino Moderna è indicato a partire dai 18 anni di età, anziché dai 16 anni;
• La schedula vaccinale prevede due somministrazioni a distanza di 28 giorni, invece che di almeno 21 giorni;
• L’immunità si considera pienamente acquisita a partire da 2 settimane dopo la seconda somministrazione, anziché una;
• Il vaccino viene conservato a temperature comprese tra i -15° e -25°, ma è stabile tra +2° e +8° per 30 giorni se in confezione integra;
• Il flaconcino multidose contiene 6,3 ml e non richiede diluizione, è quindi già pronto all’uso.
ASTRAZENECA
Il vaccino AstraZeneca è stato realizzato dallo Jenner Institute di Oxford e dall’Irbm di Pomezia. L’approvazione dell’Ema e dell’Aifa è arrivata a fine gennaio. Viene somministrato in due dosi. L’efficacia è del 62%, ma col passare dei giorni dopo la prima dose aumenta fino a raggiungere l’80% entro la 12ma settimana, quando viene somministrato il richiamo. Deve essere conservato a temperature tra i 2 e gli 8 gradi. L’Italia ha posto il limite di utilizzo su persone fino a 65 anni. Il vaccino AstraZeneca è basato sul vettore virale, ovvero utilizza un virus (dello scimpanzé), innocuo per l’uomo, che funge da navicella per trasportare nelle cellule umane il codice genetico delle proteine del virus contro le quali si vuole innescare la produzione di anticorpi.
JOHNSON&JOHNSON
Altro prodotto americano, è stato appena autorizzato dalla Fda negli Stati Uniti. Potrebbe presto arrivare anche in Europa, si prevede l’approvazione entro il mese di marzo. Una parte della produzione avverrà in Italia, nello stabilimento di Anagni della Catalent, in provincia di Frosinone Si tratta al momento dell’unico vaccino monodose. Deve essere conservato tra i 2 e gli 8 gradi e ha un’efficacia compresa tra il72% e l’86%. Il vaccino prodotto dalla casa farmaceutica statunitense è basato su vettori derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26). Quando si riceve la dose, gli adenovirus inducono la produzione di una proteina che viene poi riconosciuta come una minaccia dal sistema immunitario. Viene così a svilupparsi una difesa contro la proteina del coronavirus, senza dover entrare in contatto con il coronavirus vero e proprio.
CUREVAC
Si tratta di un vaccino tedesco realizzato in partnership con la casa farmaceutica Bayer. L’Ema ha appena avviato il processo per l’autorizzazione provvisoria, che secondo l’ad di CureVac è attesta tra fine maggio e giugno. Non ci sono ancora informazioni ufficiali sull’efficacia
Come altri vaccini, si legge in un comunicato diffuso sul sito dell’Ema, “si prevede che CVnCoV (questo il nome scientifico del vaccino, ndr) prepari il corpo a difendersi dall’infezione da Covid-19”. Il virus, ricordano gli esperti, utilizza proteine presenti sulla sua superficie esterna, chiamate “proteine spike”, per entrare nelle cellule del corpo e innescare la malattia del Covid-19. Anche CVnCoV utilizza l’mRNA
NOVAVAX
Anche per il Novavax, così come per Curevac e J&J, l’Ema a febbraio ha comunicato di aver iniziato l’esame di “revisione continua” o “rolling review” sul vaccino. La procedura rientra nei piani di valutazione accelerata su farmaci che vengono considerati promettenti. La decisione si basa su risultati preliminari degli studi di laboratorio (dati non clinici) e dei primi studi clinici sugli adulti. L’azienda americana sta attualmente conducendo studi sulle persone per valutarne la sicurezza, l’immunogenicità e la sua efficacia contro il Covid-19. Il preparato, come si legge su Focus.it, “consiste in piccole particelle lipidiche che fanno da “puntaspillo” a copie ottenute in laboratorio della proteina spike, la chiave che il coronavirus SARS-CoV-2 usa per accedere ai recettori ACE2 delle nostre cellule. Alla molecola lipidica con i suoi cloni di spike è aggiunto un composto di origine vegetale, la saponina, che ha una funziona immunostimolante: incoraggia cioè la risposta immunitaria dell’organismo, che inizia a produrre anticorpi contro la proteina più riconoscibile del SARS-CoV-2”
REITHERA
Il vaccino di Reithera è il primo siero italiano, si basa su una tecnologia diversa da quella messe a punto da Pfizer-Biontech, AstraZeneca o dai ricercatori che hanno brevettato il siero russo Sputnik. È una tecnologia che nasce dallo studio dei virus dei gorilla.
Si chiama GRAd-COV2 ed è alla fine della Fase 1 della sua sperimentazione, si spera di poterlo usare entro fine anno. “Non ha avuto alcun evento avverso grave nei primi 28 giorni dalla vaccinazione, un risultato migliore rispetto a Moderna e Pfizer”, ha dichiarato il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito.
Il progetto è interamente italiano, realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano.
VACCINO RUSSO
Questo siero si colloca tra i primi 10 candidati che si avvicinano alla fine degli studi clinici e all’inizio della produzione di massa nell’elenco dell’Organizzazione mondiale della sanità. E’ sviluppato dal Centro Gamaleya ed stato registrato dal Ministero della Salute russo l’11 agosto dello scorso anno, il primo vaccino al mondo contro il Covid-19.
Lo Spunik V è basato su vettori adenovirali umani. Il vaccino prende il nome dal primo satellite spaziale sovietico. Sputnik V è efficace al 95% 42 giorni dopo la prima dose, e in grado di garantire l’immunità per più di due anni.
La particolarità: i vettori adenovirali umani
Il vaccino Sputnik V si basa su una piattaforma di vettori adenovirali umani che si è dimostrata sicura ed efficace senza effetti collaterali a lungo termine in più di 250 studi clinici condotti a livello globale negli ultimi due decenni. Più di 100mila persone hanno ricevuto farmaci approvati e registrati basati su adenovirus umani. Questa unicità spiegano gli scienziati russi, consentirebbero una risposta immunitaria più forte e a lungo termine rispetto ai vaccini che utilizzano lo stesso vettore per due dosi.
Con lo Sputnik V, il Coronavirus non entra nel corpo poiché il vaccino contiene solo informazioni genetiche su una parte del suo rivestimento proteico esterno, le cosiddette “punte” che formano la sua corona. In pratica, questo processo elimina completamente la possibilità di contrarre l’infezione a seguito della vaccinazione e allo stesso tempo provoca una risposta immunitaria stabile del corpo.
Effetti collaterali del vaccino russo
Alcuni dei vaccinati hanno avuto dolore al punto di iniezione e sintomi simil-influenzali, tra cui febbre, debolezza, affaticamento e mal di testa.
Già più di 50 Paesi hanno richiesto lo Sputnik V per oltre 1,2 miliardi di dosi. Le forniture di vaccini per il mercato globale saranno prodotte dai partner internazionali di RDIF in India, Brasile, Cina, Corea del Sud e altri Paesi.
Ad agosto la Germania esprimeva gravi dubbi sullo Sputnik V accusando Mosca di non aver completato le sperimentazioni. Ora dopo un incontro con la Merkel, la Germania discute con il Cremlino l’avvio di una produzione comune.
VACCINI CINESI
A parte il primo, quello di Cansino usato per le forze armate, basato su adenovirus (la stessa tecnologia adottata da AstraZeneca e dal russo Sputnik V), gli altri tre vaccini cinesi in fase avanzata (uno Sinovac e due Sinopharm) sono basati sulla tecnologia del virus inattivato, lo stesso approccio che ha portato al primo vaccino anti-influenzale negli anni ‘30 del 1900. Questa è una via è radicalmente opposta rispetto a quella compiuta dalle statunitensi Pfizer e Moderna, che hanno puntato sull’innovativo mRna.
I cinesi hanno scelto, in un certo senso, l’usato sicuro, che non dovrebbe presentare sorprese e che dovrebbe garantire una buona efficacia (anche se inferiore rispetto a quelli a mRna). È inoltre facile da trasportare in quanto necessita solo di refrigerazione ordinaria e può essere messo sul mercato a costi accessibili.
Nessuno dei vaccini cinesi ha già concluso la fase 3. “La preparazione di un virus intero inattivato, ovvero ancora intatto ma morto, è una tecnica tradizionale, piuttosto complessa, che richiede molto tempo. Ma questo non significa che il vaccino non possa funzionare bene – spiega Andrea Cossarizza, professore di Patologia generale e Immunologia all’università di Modena – perché contenendo molti più antigeni con molta probabilità attiva nell’organismo umano una risposta immunitaria più forte, che mette in moto più cellule e meccanismi diversi per attaccare il virus ed eventuali cellule che producono il virus”.
La produzione è comunque piuttosto laboriosa. “Richiede la coltura in vitro di un gran numero di cellule, ad esempio umane o di scimmia, che devono essere infettate con il virus di interesse e devono poi produrlo in grandi quantità. Fatto ciò, il virus va isolato dalle colture cellulari, purificato e quindi ucciso – chiarisce l’immunologo Cossarizza -. Il virus ora inattivato e non infettante va poi di nuovo purificato per rimuovere i residui di coltura cellulare, mescolato con una sostanza a base di alluminio che abbia capacità adiuvanti, ovvero che aiuti la risposta immunitaria, e preparato per l’utilizzo clinico”.
Efficacia dei vaccini
I vaccini statunitensi di Pfizer e Moderna, basati sulla nuova tecnologia dell’RNA messaggero, hanno un’efficacia di circa il 95%.
Il russo Sputnik V, a vettore virale ha efficacia superiore al 90%.
Il vaccino cinese di Sinopharm, basato sulla rodata tecnologia del virus inattivato, sembrerebbe avere un’efficacia di poco inferiore all’80%. I suoi vantaggi risiedono però nel costo ridotto e nella facile trasportabilità.
Costo e tempi di produzione dei vaccini
Il vaccino Moderna è più costoso: 31 euro a dose, contro i 17 euro a dose di quello Pfizer. Tra i due si colloca il vaccino cinese Sinovac, a 25 euro per dose. Più economici fino a 2 euro per dose il cinese di Sinopharm e quello russo.
I tempi di produzione dei vaccini, cinesi e occidentali, sono diversi “in quanto le tecnologie basate sulla amplificazione genica hanno un’efficenza altissima e conoscendo la sequenza genica di interesse, permettono di produrre quantità stratosferiche di molecole di Rna utilizzabili per un vaccino in poche settimane. Altri sieri hanno bisogno di mesi di lavorazione.”Spiega il prof. Cossarizza, che insieme al suo gruppo di ricerca, ha intenzione di sviluppare uno studio che per primo metta a confronto le risposte immunitarie di chi ha ricevuto vaccini diversi, per capire davvero quale sarà il più valido. Che piaccia o no alle industrie farmaceutiche.
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