Dott.ssa Patrizia Lamberti
Nell’ultimo secolo l’uso dei pesticidi e fitofarmaci in agricoltura è
costantemente aumentato col fine di incrementare la produzione,
migliorare i raccolti e ricavare un prodotto esteticamente più
attraente, dalle dimensioni uniformi.
L’uso spropositato di queste sostanze ha però portato a notevoli
conseguenze sulla salute umana. Il danno non riguarda solo chi
maneggia tali sostanze ad esempio per lavoro (secondo un recente
rapporto ONU sono circa 200mila i morti annuali per
avvelenamento acuto da pesticidi) ma anche chi assume
quotidianamente attraverso l’alimentazione prodotti contenenti
notevoli residui di fitofarmaci.
Tra le patologie associate al costante contatto con i pesticidi
rientrano sicuramente i tumori.
Alcuni fitofarmaci e pesticidi sono classificati direttamente come
cancerogeni e mutageni, tra questi ricordiamo l’ormai ben noto
glifosato che è stato inserito dall’IARC (International Agency for
Research on Cancer) nell’elenco delle sostanze “probabilmente
cancerogene per l’uomo” e che viene quotidianamente e
involontariamente assunto da tante famiglie attraverso il consumo
di farine e derivati (pasta, biscotti, cereali da colazione…) di
origine non biologica, soprattutto se di provenienza extra UE.
Altri invece sono classificati come interferenti endocrini, ovvero
sostanze che vanno ad interferire con il funzionamento del nostro
sistema endocrino portando a cambiamenti ormonali che possono
favorire l’insorgenza di alcune forme tumorali ormone – dipendenti
come i tumori del seno, della tiroide, delle ovaie e della prostata.
Tra queste sostanze ricordiamo il clorfiripos e il glufosinato di
ammonio.
Un recente monitoraggio tutto italiano ha valutato l’esposizione
ambientale ai fitofarmaci su un gruppo di non agricoltori residenti
nella zona di coltivazione dei meleti nella Val di Non, in Trentino,
mostrando che durante il periodo dei trattamenti ai meleti il danno
al DNA aumenta, mentre non si evidenzia danno nei periodi di
assenza di trattamenti.
Il monitoraggio ha inoltre evidenziato che gli individui esposti
presentano un abbassamento dell’attività degli enzimi deputati a
riparare il danno al DNA: questo dimostra come l’esposizione al
fitofarmaco riduca anche i naturali meccanismi di difesa
dell’organismo dall’insorgenza di patologie degenerative e tumorali.
A differenza dei cibi convenzionali, quelli biologici hanno mostrato
un effetto protettivo nei confronti di patologie tumorali, non solo
perché grazie al loro metodo di coltivazione permettono di ridurre
l’esposizione e il contatto con pesticidi, ma anche perché gli
alimenti biologici garantiscono un più alto tenore di molecole
antiossidanti, sostanze fondamentali nella prevenzione delle
patologie cancerose, che la pianta produce naturalmente per
difendersi dagli stress ambientali (parassiti, caldo, freddo…).,
arricchendo così la nostra alimentazione di sostanze protettive e
benefiche.
Infatti negli alimenti di provenienza biologica si è riscontrata una
maggiore presenza di antociani, vitamina C, ferro, zinco e omega 3,
rispetto a quelli ottenuti con colture tradizionali. L’apporto
quotidiano di queste sostanze attraverso l’alimentazione garantisce
una maggiore difesa dai radicali liberi e dallo stress ossidativo
responsabile dell’insorgenza di numerose patologie, oltre che della
riduzione della formazione di cellule cancerose.
Scegliere bio diventa quindi anche un importante mezzo di
prevenzione oncologica.
La Dottoressa Patrizia Lamberti è una Biologa nutrizionista con sede a Fasano. Si occupa dell’elaborazione di piani nutrizionali per patologie, dimagrimenti e condizioni
fisiologiche particolari (gravidanza, geriatria, infanzia) oltre che di
nutrizione sportiva e dieta antinfiammatoria.